Non ho orari
Quando ho deciso di aprire partita iva ero convinta che anche da freelance avrei semplicemente continuato a fare gli orari di ufficio, il classico 8.30-18.30, nonostante questa fosse una delle cose dalle quali stavo scappando.
Poi ho avuto un’illuminazione: ho deciso di plasmare il mio lavoro e la mia disponibilità in base agli orari che fa mio marito. Ho deciso di riempire tutto il tempo senza di lui con il lavoro e di accantonare i miei impegni quando invece è a casa.
Come? Il lunedì e il martedì lavoro dalla mattina presto alla sera tardi, anche oltre le 22! Il mercoledì e il giovedì cerco di ritagliarmi almeno mezza giornata per stare con lui che non lavora. Il venerdì, quando la mia dolce metà è a casa fino alle 16, cerco di sbrigare le faccende burocratiche, e di lavorare “sul serio” solo quando lui si chiude la porta alle spalle. Il sabato è un po’ cazzeggio, un po’ incombenze domestiche, un po’ lavoro. La domenica: quando è casa lui, non ci sono per nessuno. Quando lavora, io lavoro. Pazzia? Forse, o forse no. Diciamo un po’.
Organizzarsi senza sapere come
In realtà ho fatto la cosa che mi sembrava più ovvia: seguire le orme di qualcun ‘altro per lasciare le mie. Quando non hai mai fatto una cosa non sai da dove iniziare. E io quando ho aperto la mia partita iva non avevo idea di come organizzare le mie giornate. Il risultato è stato disastroso: non staccavo mai, per davvero; lavoravo sempre fino a tardi, pure sul divano mentre “guardavo un film”; lavoravo tutta la settimana e poi anche il sabato e la domenica, senza tregua, tutto d’un fiato. Fino a che il mio corpo ha ceduto e mi ha imposto di darmi una regolata regalandomi due settimane di febbre a 39.
La formula magica (che non esiste)
Non c’è una formula magica o una soluzione che vada bene per tutti quando si parla di organizzazione del lavoro in proprio. Ci sono gli impegni famigliari da considerare, quelli personali, quelli di lavoro. E poi la propria predisposizione: riesci a lavorare meglio di mattina presto o di sera tardi? È una scommessa: ognuno deve sperimentare, fare prove, aggiustare il tiro, cambiare, stravolgere tutto prima di trovare il proprio equilibrio. Che comunque non è detto sia duraturo.
Quello che funziona per me è pianificare una routine giornaliera e settimanale e al tempo stesso assecondare le esigenze del momento. La parola magica è flessibilità.
Le mie regole
Bisogna essere pronte e reattive davanti ai picchi di lavoro, bisogna non demoralizzarsi quando la casella email resta silenziosa, bisogna cercare di non andare in burn out: queste sono le mie 5 regole – che non è detto vadano bene anche per te, ma magari possono esserti utili come spunto.
- Stacco almeno un giorno intero a settimana. Non è sempre possibile, a volte i ritmi di lavoro sono molto intensi ed è necessario sacrificare i week end e le pause, ma questo non deve diventare un’abitudine. Avere una giornata di stacco, per decomprimere, liberare la mente, rilassarsi e trascorrere il tempo con altre persone serve per mantenere un equilibrio nel lungo periodo.
- Se lavoro fino a tardi poi prevedo un recupero. Capita di dover restare sveglia fino a notte inoltrata per finire un progetto; a me capita spesso di trovare l’ispirazione e di non volerla abbandonare per andare a dormire. Anche questo però è un atteggiamento che deve essere eccezionale e quando accade deve essere seguito da un recupero, di forze ed energie. Restare a letto per qualche ora in più o prendermi una mezza giornata di riposo mi aiuta a non dover arrancare nei giorni successivi.
- Se voglio prendermi una giornata intera durante la settimana programmo momenti di compensazione. Da freelance posso lavorare quando voglio, ma in realtà lavoro quando i miei clienti me lo richiedono e per questo a volte risulta difficile potermi ritagliare una giornata intera durante la settimana. Per riuscire a fare entrambe le cose, pianifico dei momenti di compensazione: mi sveglio presto alla mattina per rispondere alle email o terminare le consegne in sospeso, oppure prolungo un po’ il tempo in cui mi dedico al lavoro i giorni precedenti e quelli successivi alla pausa che voglio prendermi. In generale, se mi organizzo con un po’ di anticipo, riesco a non sovraccaricami troppo e a diluire gli impegni su più giornate.
- Programmo le trasferte. Andare in giro per lavoro o per eventi di formazione è bellissimo: ho sempre la valigia pronta! Però è anche molto stancante perché si devono adottare ritmi diversi, non si presta attenzione a ciò che si mangia cedendo alla gola – e se hai lo stomaco delicato come il mio poi ne paghi le conseguenze -, bisogna gestire il lavoro da remoto e poi lo stress da rientro, con incarichi rimasti in sospeso, la spesa, le lavatrici. A una trasferta deve seguire un periodo più o meno lungo a secondo dell’assenza per sistemare le cose e riallinearmi con i ritmi “normali”. E se possibile non inserisco più trasferte vicine – come invece ho fatto il mese scorso!
- Sono indulgente con me stessa. In realtà questa è un po’ una bugia: non sono affatto indulgente con me stessa e mi colpevolizzo spesso per non aver fatto abbastanza, anche quando più di così proprio non si poteva fare. Però sto imparando e mi sto sforzando ad esserlo: essere il capo di te stessa è una figata perché pensi di non dover rendere conto a nessuno di ciò che fai, poi inizi a criticare ogni tua scelta e a pretendere di più, di più, sempre di più. È una questione di equilibrio, ancora una volta: con il tempo, con l’esperienza, con i tentativi si impara ad accettarsi anche sul lavoro. E quindi ok se è mercoledì e stai sul divano a guardare Breaking Bad, ok se ti alzi alle 10, ok se lavori dalle 2 alle 4 di notte: perché è giusto che ognuno modelli il lavoro sulle proprie mani, sulla propria testa, sul proprio cuore.
E tu come ti organizzi?