Intervista a Silvia Baldi

Silvia Baldi è una traduttrice, copywriter e formatrice specializzata in marketing e comunicazione d’impresa, turismo e scienze. Dal 2004 a oggi ha lavorato per ambasciate e multinazionali tra cui Google, ma anche start-up di successo e fondazioni scientifiche. Ha partecipato alla traduzione di oltre 40 guide e libri fotografici Lonely Planet e articoli per National Geographic Italia, Le Scienze e Mente & Cervello. Da quando è diventata mamma ha scoperto che conciliare vita lavorativa e familiare è possibile, armandosi di pazienza, organizzazione e qualche litro di caffè. Spera di convincere il papà di Iris ad accompagnarla a qualche evento per traduttori in giro per il mondo, unendo così le sue grandi passioni.

  1. Ciao Silvia! Come sei arrivata a lavorare come traduttrice? Ti piace lavorare da freelance?

Avendo fatto diverse esperienze lavorative durante gli studi, dopo la laurea ho ottenuto abbastanza velocemente il mio primo lavoro come dipendente (con contratto a tempo indeterminato!). Tuttavia, la realtà per cui lavoravo non era molto solida e ho preferito guardare altrove dopo pochi mesi. Ho sondato il terreno per un po’ di tempo, cercando contatti, conoscendo colleghi e iscrivendomi ai portali, e alla fine una porta si è aperta. Un’agenzia di eventi per cui collaboravo mi ha proposto di prendere in gestione il suo ramo d’azienda che riguardava le traduzioni e gli interpretariati, e così ho aperto partita IVA e cominciato l’attività. Era il 2005.

Lavorare come freelance mi piace molto. Non solo perché posso scegliere i progetti e i clienti con cui collaborare, ma anche perché mi garantisce due cose: la flessibilità e la possibilità di fare formazione. Ovviamente entrambe a mie spese. La formazione, pur essendo una spesa deducibile, è comunque un investimento. Flessibilità significa invece poter lavorare fino alle 16 durante la settimana, ma magari dover recuperare le sere o i weekend. Inoltre, sono sempre stata una persona molto organizzata quindi non ho difficoltà a gestire orari, tempistiche e scadenze in autonomia.

  1. Oltre di traduzione, ti occupi anche di copywriting e formazione. Come concili queste diverse attività?

Ho affiancato il copywriting alla traduzione quando le aziende per cui lavoravo hanno cominciato a chiedermi: “Oltre a tradurre la nostra newsletter, non è che la potresti scrivere di sana pianta? Potresti buttare giù qualche idea per il blog aziendale?” Conoscendo da vicino i clienti, le loro problematiche e il loro pubblico, è stato abbastanza facile integrare l’offerta con questo servizio.

Per quanto riguarda la formazione, al momento è in pausa. Essendo un’attività che svolgevo quasi esclusivamente fuori casa, presso le aziende, al momento preferisco dedicarmi ad attività più compatibili con la vita familiare e che non richiedano trasferte.

 

  1. Oltre che traduttrice da quasi un anno sei mamma: riesci a ritagliarti del tempo per te? E prima dell’arrivo di Iris?

Al momento, molto poco! Prima dell’arrivo di Iris lavoravo molto di più ma avevo una vita sociale normale, tra amici, sport e hobby. Ora invece il tempo che ho a disposizione lo dedico interamente alla famiglia. Delego le attività “casalinghe”, frequento lezioni di Pilates un paio di volte a settimana e mi concedo qualche sabato mattina per me, ma è il massimo che riesco a fare. Spero che andando avanti le cose migliorino!

  1. Ti è mai capitato di andare in burn out? Come ci sei arrivata e come hai risolto questa situazione?

Sì. È capitato qualche anno fa, durante il periodo estivo. Un cliente aveva chiesto la mia disponibilità per un progetto molto impegnativo nel mese di giugno, così avevo spostato tutte le altre scadenze a luglio. Il progetto però è slittato; non volendo perdere il cliente, ho fatto i salti mortali e sono arrivata alle ferie estive molto provata. Inoltre, le persone che lavoravano per l’azienda erano molto brusche nei modi e poco rispettose; pur dando il 200% e fornendo un servizio di qualità e indispensabile in quel momento, mi sentivo molto sminuita. Al rientro, ho detto loro chiaramente che non avrei più lavorato a quelle condizioni.

  1. Qual è l’errore più grande che hai commesso nel tuo lavoro? E come hai affrontato questa difficoltà?

Per un periodo piuttosto lungo, ho concentrato le mie energie su un solo committente. Avevo un contratto di collaborazione regolare e, pur coltivando i rapporti con gli altri clienti, il 90% del mio tempo era dedicato a lui. Un giorno, lessi sui giornali che l’azienda aveva grossi problemi di liquidità e che il budget per l’anno successivo era stato notevolmente ridimensionato: di lì a poco arrivò la notizia che anche il mio numero di ore sarebbe stato tagliato in modo significativo. Ho approfittato della maggiore disponibilità per consolidare il resto della mia attività, e appena ho potuto mi sono “sganciata” definitivamente, ma per un po’ me la sono vista brutta. Ho imparato l’importanza di non mettere tutte le uova in un paniere ma di diversificare.

  1. Qual è l’errore più comune che vedi commettere da chi si affaccia al mondo del freelancing?

L’impreparazione generale. Alcuni pensano che basti un sito o un biglietto da visita per trovare clienti; altri si fanno prendere dal panico al primo F24 da pagare. Altri ancora, specie nel nostro settore, credono che basti aver fatto cinque anni di francese alle superiori per tradurre, magari verso la lingua straniera. Ok, un pizzico d’incoscienza non fa male, ma senza competenze solide non si va da nessuna parte.

  1. Quale consiglio spassionato vorresti dare alle caviette e agli altri aspiranti traduttori?

Siate instancabili. La pigrizia e la vita da freelance non vanno d’accordo. Continuate a studiare, approfondite, specializzatevi. Andate a lavorare nei coworking, fate amicizia con altri professionisti, partecipate agli eventi. Sfruttate tutte le risorse gratuite a disposizione per capire come funziona il nostro settore, dai podcast agli ebook (come quello del Freelance Lab!). Chiedete a un traduttore senior di rivedere il vostro lavoro o di farvi da mentore. Fate rete tra di voi e non abbiate timore di uscire dalla vostra zona di comfort.

Parlo e scrivo in tutte le lingue che conosco Bevo tè bollente a tutte le ore del giorno, in tutte le stagioni. Amo quello che faccio e lo condivido con chi vuole fare il mio stesso lavoro.