In questo primo appuntamento con le esperte che hanno risposto alle domande delle caviette al Question Time incontriamo Valeria Aliperta di Rainy London Translations, amica e collega. Cominciamo!
Ciao Val e benvenuta. Ci racconti cosa ti ha fatto scegliere l’interpretariato come lavoro?
Bella domanda. Credo che tutto sia iniziato a 12 anni, quando la mia prof si rese conto delle doti per le lingue. Dopo un soggiorno all’estero nel lontano 1994, la mia passione per l’inglese crebbe a tal punto da farmi capire che poteva essere la mia vocazione. Con alti e bassi, ma ho sempre saputo che era l’unica cosa che sapevo fare davvero bene. Va anche detto che sono la persona più impaziente d’Europa e non mi vedevo a tradurre 8 ore al giorno tutti i giorni: fu così che, vista la parlantina, optai per la simultanea.
Come sei riuscita a “guadagnarti” il primo incarico da interprete? E quali sono secondo te le buone pratiche per riuscire a conquistare clienti in questo settore?
Con il classico passaparola. Iniziai con alcune fiere e conoscendo gente qua e là, mi è stato proposto di aiutare. Sono finita a fare le mie prime simultanee su cose super difficili (fortunatamente con una collega dell’università) ancora prima di ottenere la Laurea magistrale, cose per cui mi ritrovai a studiare settimane – il tema erano gli albori della biometria e della sicurezza video digitale. La chiave sta nelle conoscenze e nelle occasioni non sprecate: date il bigliettino a tutti, proprio a tutti e chissà, vi arriverà lavoro dalle persone più insospettabili (il mio idraulico, ad esempio).
Sei interprete e traduttrice: come bilanci interpretariato e traduzione?
Al meglio delle mie abilità! In realtà, dipende tutto dalle cabine: sono totalizzanti e stancanti per quanto siano la mia passione – e con gli spostamenti si accumulano stress e stanchezza. Intorno a quello (e nei periodi morti, come ferie estive o natalizie) faccio ruotare le traduzioni e le altre attività creative. Una cosa che mi riprometto di non fare mai è andare via per una cabina con delle parole da consegnare… anche se spesso succede 🙂 Dico sempre che la mia vita è un Tetris! Ma non amo le spade di Damocle, se posso evitarle.
Viaggi molto e spesso per lavoro: come riesci a conciliare la tua vita privata (le incombenze domestiche, il marito, le bollette) con il lavoro? Come ti organizzi?
Ho sempre a portata di mano il mio iCal – sincronizzato con Google Calendar – dove annoto tutte le consegne e gli impegni e i viaggi in modo da sapere sempre come conciliare il tutto. Ovviamente, ci sono settimane in cui la casa è abbandonata a se stessa perché dormo fuori casa 5 giorni su 7; altre volte, le cose sono più tranquille ma non c’è mai una settimana identica – e mi farebbe davvero comodo un’assistente domestica! Il marito è abituato – e forse avendo spazio per se stessi, la relazione ne trae giovamento! L’organizzazione è fondamentale – liste su liste di cose da incastrare e tanta volontà. E poi ci sono sempre i weekend! Ammetto di ammirare le persone che si attengono a piani triennali ma la mia vita professionale va non oltre i 6 mesi nella maggior parte dei casi.
Parliamo di tariffe: come calcoli le tue?
Oltre al cachet giornaliero, l’interprete deve considerare preparazione, tempo di viaggio, costi di alloggio e trasporto – io le considero sempre a parte. La mia cifra si basa su un minimo di 2 ore, offrendo poi una mezza giornata fino a 4 ore (che tendo a proporre sempre meno, in realtà) e una giornata intera fino a 8 ore. Ore extra e spese generalmente sono calcolate in anticipo ma definite a fine lavoro, come anche l’eventuale registrazione della cabina che ha un costo separato.
Sono convinta che ogni preventivo sia un’isola: ogni cliente, diverso; ogni lavoro, unico. Quindi pur avendo un tariffario di base “mentale” non pubblico le mie tariffe sul sito perché ci sono troppi fattori da considerare – almeno, per adesso ho scelto di fare così. I prezzi sono dettati anche dal mercato ma purtroppo anche da colleghi che si svendono e non sanno da dove partire: per evitarlo, basta calcolare quanto vale il nostro tempo (i.e.: che spese abbiamo e che tipo di investimento vogliamo trarre dal nostro sapere) senza regalare niente a nessuno né essere ingiustamente esosi.
Qual è l’errore più grande che hai commesso nella tua attività e come l’hai affrontato?
Accettare un lavoro per cui non ero preparata né all’altezza. Purtroppo, specialmente all’inizio si tende a buttarsi. Se da un lato sono convinta che sia l’atteggiamento giusto, dall’altro può portare a clienti che non ci ritengono professionali. C’è un adagio che dice: you’re only as good as your last job. Considerate sempre bene che il cachet di cabina non sempre vale un possibile futuro di situazioni spiacevoli da gestire o la conseguente sfiducia da parte dei clienti. Come l’ho risolto? Ho cercato di dare il meglio e non mollare, anche se l’incarico era ben oltre le mie conoscenze – fortunatamente ho colleghi che sanno essere degni di tale nome e in quel caso abbiamo fatto turni più o meno fattibili per finire la conferenza con orgoglio.
Qual è invece l’errore più comune che vedi commettere da chi si affaccia al mondo del lavoro come freelance?
L’errore più frequente che riscontro è quello di non avere ben chiaro che per lavorare come liberi professionisti ci vuole una grande determinazione, forza di volontà e senso degli affari. La libertà è forse tutto all’inizio, quando stiamo crescendo e ci accontentiamo di poco, ma nel lungo termine un business che funziona è tale solo se sostenibile.
Quale consiglio spassionato vorresti dare alle caviette?
Siate realiste. Ammettere di essere capaci o portati per qualcosa è sinonimo di maturità. Io non posso affrontare materiale finanziario o medico allo stesso modo in cui non mi sento di interpretare in francese perché è la mia terza lingua. La consapevolezza dei propri limiti è fondamentale per poter coltivare e puntare su ciò in cui siamo davvero i migliori.
Grazie per il tuo tempo e per le tue risposte!
Valeria Aliperta, interprete simultanea di conferenza, traduttrice, editor, copywriter e consulente linguistica per italiano, inglese, spagnolo e francese è specializzata in testi creativi, marketing, brand voice e tutto ciò che ha a che fare con design, moda e lusso. È molto attiva come relatrice per congressi di categoria e associazioni, principalmente per branding e imprenditoria. Oltre all’attività prettamente traduttiva ama scrivere: autrice di Rainy London Branding, blog su design e branding applicato alla vita pratica, al momento in pausa, cura anche The Stylish Freelancer, piattaforma e blog dedicata a stile, immagine e vita da freelancer.