Intervista a un’interprete: Giulia Carletti

Tornano sul LaBlog le interviste a colleghe traduttrici e interpreti: questa volta è il turno di conoscere meglio Giulia Carletti – Words of Nona.

Ciao Giulia e benvenuta. Ci racconti chi sei e cosa fai?
Ciao a tutti i lettori del LaBlog!
Sono Giulia e online mi trovi con il nome di Words of Nona, sono interprete di conferenza e traduttrice, specializzata in marketing e pubblicità per moda e beauty, turismo e alimentazione.

Lavori prevalentemente come interprete: ci dici come hai iniziato e come hai trovato il primo cliente?
Ho iniziato facendo tanta esperienza non retribuita per progetti segnalati dai professori delle università, interpretando presso enti culturali e ONG, su argomenti disparati e anche con personalità di un certo calibro.
Il mio primo “vero” cliente è stata invece l’agenzia presso cui ho fatto il secondo dei miei stage (il primo era stato alla Camera dei deputati). Sono andata a Londra per il tirocinio nell’ufficio interpreti di un’agenzia che si occupava prevalentemente di interpretazione nel settore pubblico e dopo lo stage hanno iniziato a chiamarmi per interpretare negli ospedali.

Quali sono secondo te le buone pratiche per i freelance per riuscire a conquistare i clienti nel settore dell’interpretariato?
Fare networking con altri freelance e con i colleghi interpreti è importantissimo, perché a volte i colleghi possono essere i nostri migliori clienti; come regola generale, suggerirei di dire sempre, a tutti, che lavoro fai, perché non sai mai da chi potrebbe arrivarti un lavoro!
E poi se c’è un evento che ti interessa a cui vorresti partecipare, proponiti, cerca di contattare l’organizzazione e spiega cosa puoi fare per loro.

Al Question Time hai parlato della tua vita da freelance come interprete: come ti organizzi?
Il nostro lavoro è per sua natura imprevedibile e capita spesso di dover rivedere i piani all’ultimo minuto, cercando di far quadrare tutti gli incastri del caso.
Ho imparato con il tempo che è necessaria tanta flessibilità e anche la consapevolezza dei propri limiti: inutile sovraccaricare il calendario, perché poi si rischia di non fare bene nulla, e inutile sovraccaricare se stessi, perché quando non stiamo bene non rendiamo bene.
I punti fermi della mia organizzazione sono a. non accettare un lavoro se non hai tempo di prepararlo a dovere e b. se capita di lavorare tanti giorni di seguito senza pausa, prendersi una giornata più tranquilla per staccare un po’.

Quali sono gli strumenti che non mancano mai in cabina e nella tua preparazione?
Sono un po’ fissata con i glossari e ne preparo uno per ogni incarico, anche se ne ho già sullo stesso tema o anche quando i colleghi mi passano i loro. Questo perché ho tutto un mio sistema di impaginazione/formattazione che mi aiuta molto a memorizzare i termini e se li vedo sistemati in modo diverso non riesco a utilizzarli al meglio.
Mi piacerebbe evolvermi usando dei tool di terminologia e vorrei seguire dei corsi in merito, ma per ora mi trovo bene con il caro, vecchio foglio Excel. Oltre al glossario, in cabina per me non può mai mancare l’acqua e la frutta secca per fare merenda.

Come ti promuovi? Quali sono secondo te i canali più proficui per farsi conoscere come interprete?
Ho un blog dove racconto a clienti la nostra professione, e lo stesso faccio su LinkedIn. Ultimamente, per motivi personali ho un po’ mollato la presa sulla promozione, ma sicuramente si tratta di due ottimi canali su cui affermarsi come esperti nel proprio settore.

Ti faccio una domanda scomoda: come pensi sia giusto affrontare chi fa il nostro lavoro (e magari è pure molto preparato), ma applica tariffe bassissime?
Secondo me, l’unica cosa che possiamo fare è restare saldi sui nostri principi e le nostre tariffe, e cercare clienti che capiscano e apprezzino il nostro valore.
Il discorso dei colleghi che si svalutano, svalutando anche il lavoro degli altri, mi amareggia molto ma non credo si possa fare di più se non conoscere il proprio valore e non svenderlo.

Ci sono corsi per interpreti validi da frequentare dopo la laurea per restare aggiornati e allenati?
Dopo la laurea ho frequentato diversi corsi per specializzarmi, ma mai nessuno specifico per l’interpretazione, anche perché in Italia non ce ne sono molti. Ho sentito parlare molto bene di alcuni corsi di refresh estivi e li ho messi nella lista dei desideri per il 2020!

Qual è l’errore più grande che hai commesso come freelance? E come hai affrontato questa difficoltà?
All’università, nessuno ci insegna a stilare preventivi o decidere i prezzi , quindi anche ho lavorato a meno di quello che avrei dovuto. L’importante è accorgersene in tempo e correggere il tiro!

Qual è l’errore più comune che vedi commettere da chi si affaccia al mondo del lavoro come freelance?
Noto che spesso, molti ragazzi che iniziano mostrano poco spirito d’iniziativa e aspettano che arrivi la cosiddetta “pappa pronta”.
Fare domande è legittimo e può essere utile, ma a volte vedo chiedere cose che si potrebbero trovare da sé con una semplice ricerca su Google, quando per fare il freelance (e soprattutto, per campare da freelance) è necessaria tanta autonomia e intraprendenza.

Quale consiglio spassionato vorresti dare alle caviette?
Forse sarò ripetitiva, ma non dimenticate mai di dare valore al vostro lavoro e di seguire sempre la vostra etica lavorativa: non snaturatevi per paura di perdere un cliente o perché gli altri fanno le cose in un modo diverso, che non vi appartiene.
Come dice Marie Forleo, “the world needs that special gift that only you have“.

Parlo e scrivo in tutte le lingue che conosco Bevo tè bollente a tutte le ore del giorno, in tutte le stagioni. Amo quello che faccio e lo condivido con chi vuole fare il mio stesso lavoro.