Eccoci con un nuovo appuntamento con le interviste del LaBlog: oggi ospitiamo Stefania Marinoni, una collega specializzata in testi creativi dallo spagnolo e dall’inglese, che ha iniziato lavorando per l’editoria, settore che frequenta ancora e a cui ha affiancato una specializzazione in marketing e comunicazione online. Ecco le sue risposte.
- Ciao Stefania, grazie per aver accettato di fare da Esperta al Question Time. Ci racconti come hai intrapreso questa professione? Diventare freelance è stata una scelta o un obbligo?
Ho deciso di diventare traduttrice durante l’ultimo anno di università. Mentre preparavo la tesi in filosofia contemporanea mi sono ritrovata, grazie a un progetto finanziato dall’Unione Europea, a tradurre un saggio di filosofia politica e ho scoperto che la traduzione mi piaceva tantissimo. In un certo senso mi sembrava un lavoro più definito rispetto alla ricerca accademica perché l’argomento su cui concentrarsi era già delimitato in partenza e questo mi dava un senso di sicurezza.
Dopo la laurea ho frequentato un master in traduzione, iniziato a collaborare con due editori e poi con alcune agenzie di traduzione. Diventare freelance, in un certo senso, non è stata una scelta: mi sembrava ovvio che fare la traduttrice significasse lavorare in regime di libera professione.
- Oltre alla traduzione, ti dedichi anche al copywriting: come sei arrivata a lavorare come creatrice di contenuti? In percentuale, quanto tempo dedichi alla traduzione e quanto al copywriting?
Resto sostanzialmente una traduttrice ma dato che mi occupo di transcreation, è capitato che qualche cliente mi abbia chiesto lavori di copywriting. L’anno scorso ho deciso di definire meglio questa competenza: ho seguito un corso organizzato dal Sole 24 ore e inserito questo servizio nel sito. Ma quest’anno avuto talmente tanto lavoro come traduttrice che non mi sono potuta dedicare alla promozione di questo servizio! In futuro chissà, sto pensando di fare alcuni cambiamenti prossimamente…
- Cambiamo ambito: come si fa a farsi conoscere come traduttori nel mondo dell’editoria? Qual è il modo migliore per presentarsi e proporsi alle case editrici?
L’editoria è un ambiente abbastanza ristretto in cui è difficile entrare ma, una volta inseriti, è facile espandere i propri contatti, soprattutto nel circuito delle case editrici indipendenti. Il mio consiglio è di iniziare con un corso che preveda uno stage presso un editore, poi bisogna frequentare le fiere di settore e preparare proposte di traduzione da inviare agli editori. O meglio ancora, andare alle fiere e presentare le proposte agli editori di persona.
- Qual è secondo te l’errore più grande che i giovani commettono quando si tratta di diritto d’autore? Quale aspetto non devono assolutamente sottovalutare?
Credo che l’errore principale sia ritenere che il diritto d’autore riguardi esclusivamente i libri o addirittura i romanzi. In realtà il campo di applicazione del diritto d’autore è molto più vasto e include l’audiovisivo, gli articoli per riviste, la saggistica, i fumetti, certi manuali e i testi pubblicitari.
Un aspetto da non sottovalutare, invece, è che quando si traduce un libro il nostro nome finirà in copertina o nel colophon (è obbligatorio per legge!). È una cosa bellissima, ma non dimentichiamoci che è anche un onere: la traduzione è nostra e chiunque leggerà quel libro lo saprà. Chiedete sempre di rivedere la bozza finale prima della stampa e ricordatevi che avete il diritto di non accettare una correzione proposta. Detto questo, all’inizio ci vuole molta umiltà ed è bene ricordare che una buona revisione è un servizio per il traduttore.
- Parlando di te, qual è l’errore più grande che hai commesso nel tuo lavoro? E come hai affrontato questa difficoltà?
L’errore più grande che ho commesso è stato farmi prendere dalla smania del marketing subito e a tutti i costi: sito, logo, curriculum visual, biglietti da visita e chi più ne ha più ne metta. Poi ho scoperto che si lavora anche senza sito e che, per contro, un sito non porta automaticamente lavoro. Il mio primo sito era molto carino ma non mi contattava nessuno. Ho fatto l’errore di lanciarlo senza aver svolto una vera indagine di mercato, senza curare il posizionamento e senza scrivere testi davvero orientati al cliente. Poi ho capito che era necessaria una strategia precisa: è inutile buttare in Google l’ennesimo sito dove ci si propone per tradurre un po’ di tutto e si cerca di convincere i potenziali clienti sfoggiando una laurea con lode. Non è questo che interessa al mercato. Aspettate di avere una specializzazione, un portafoglio da mostrare, un’esperienza concreta nel settore e solo poi progettate il sito e gli altri materiali di marketing. E ricordatevi di rivolgervi a professionisti non solo per la grafica ma anche per l’impostazione della struttura e l’ottimizzazione SEO. Ora ho un sito che mi porta davvero clienti, ma per rimediare al mio errore ci sono voluti tempo e soldi. Non fate come me!
- Qual è l’errore più comune di chi si affaccia al mondo del lavoro come freelance?
Nonostante tutti i discorsi su networking e personal branding, l’errore più comune resta la convinzione che sia sufficiente creare un profilo gratuito e raffazzonato su qualche portale e aspettare che il lavoro arrivi. Niente di più sbagliato. O meglio, il lavoro arriva anche così ma 9 volte su 10 o è malpagato o è una fregatura. Le occasioni, quelle vere, bisogna andarsele a cercare, bisogna studiare il modo per farsi trovare dal cliente giusto, quello che vuole proprio noi e che disposto a spendere per questo. L’agenzia che invia mass-mail di sabato per un progetto da decine di migliaia di parole non è interessata a voi, cerca solo il prezzo più conveniente.
- Salutaci con un consiglio spassionato alle caviette.
Datevi degli obiettivi chiari. Prendete un foglio e scrivete come immaginate il vostro lavoro tra sei mesi, un anno, tre anni. Poi, però, non chiudete il foglio in un cassetto: appendetelo accanto alla scrivania e consultatelo ogni volta che rispondete a un’offerta di lavoro, vi iscrivete un corso, inviate una proposta di collaborazione o partecipate a un evento. Chiedetevi: è in linea con gli obiettivi che mi sono data? Mi aiuta a raggiungerli? Se la risposta è no, abbiate il coraggio di lasciar perdere. In bocca al lupo!