Cosa ci ha insegnato la pandemia

C’è forse qualcuno al mondo che durante il lockdown e i mesi chiusa in casa non ha messo in discussione se non tutta, gran parte della propria situazione e delle proprie scelte? Ecco, tra quelle che hanno scandagliato ogni angolo della propria vita, ci sono anch’io: sono colpevole, vostro onore!

E tra tutti i voli pindarici della mia mente, ci sono alcuni aspetti che il Covid e il confinamento tra le mura domestiche hanno evidenziato.

La mia attività è sostenibile dal punto di vista economico?

Sono sincera, se quel che è successo fosse accaduto l’anno scorso, non me la sarei passata bene per niente. Quest’anno c’è stata una congiuntura di eventi che ha fatto sì che lavorassi sempre e ininterrottamente, con tariffe più alte di quanto fossi abituata, permettendomi di fare alcuni grossi investimenti per il futuro. Questo è il frutto di anni di studio, lavoro, progettazione, programmazione e fidelizzazione dei clienti: insomma, non
mi sono svegliata un bel giorno in questa situazione e non è certo un colpo di fortuna. Però per molti lo stop forzato a livello lavorativo ha significato ingenti perdite di fatturato e problemi economici. Se anche tu ti ritrovi in questa situazione, è del tutto normale, ma prova a chiederti se è davvero il frutto della calamità globale o se nei mesi e negli anni non hai prestato sufficiente attenzione alla parte economica del tuo lavoro. Hai un fondo pensione? E uno per le emergenze? Hai più di un solo cliente? Lavori in più di un solo microsettore? Puoi definirti autonoma economicamente, o dipendi dal tuo partner o dai
genitori? Nessuna recriminazione, ma se hai risposto no ad almeno due domande, la tua attività è a rischio. Se vuoi farla crescere, è decisamente giunta l’ora di correre ai ripari.

Vivo con chi mi fa stare bene?

Qui mi sento una privilegiata, perché i miei due coinquilini sono le persone – uno dei due è un gatto – con le quali vorrei essere confinata su un’isola deserta. Però credo che sia un diritto (diciamo anche dovere) di tutti di condividere l’intimo spazio casalingo con chi ci fa stare bene. Non vivi ancora con il/la tuo/a partner e hai sofferto la lontananza? Cosa aspetti ancora, mettiti a cercare una capanna! Se il tuo ambiente famigliare non è sereno e ti nuoce, cerca di crearne uno nuovo, sano: lo so che certe situazioni sono difficili da gestire e che non si può cambiare dal giorno alla notte, ma già il fatto che tu te ne sia resa conto, è un primo importante passo. Il prossimo sarà pianificare questo cambio come un vero e proprio obiettivo.

Il mio lavoro è sostenibile per la mia vita privata?

Se con lo stop forzato ti sei riappropriata di spazi e abitudini che avevi dimenticato perché il lavoro non lascia spazio ad altro, allora Huston, abbiamo un problema! Tutti ci siamo resi conto di come cambiare ritmi e in certi casi anche le routine sia stato per lo più benefico: abbiamo sperimentato una vita slow, ci siamo liberati delle to-do list infinite e oltre le nostre capacità, ci siamo riappropriati dell’attività fisica indoor, della cura della persona o di quelle attività di coppia per le quali prima non avevamo mai tempo. E ci è piaciuto. Ho
una buona notizia: nessuno ci obbliga a tornare ai ritmi di prima se non lo vogliamo. Il tasto dolente è che dobbiamo rinunciare, ma in fondo non è ciò che abbiamo imparato – avremmo dovuto imparare- a fare durante il lock down? Abbiamo il potere di scegliere: non è semplice, implica sapere dire di no e lasciare andare ciò che non ci appartiene più. Sei pronta a sperimentare?

Il rapporto con i miei clienti è autentico, sincero e umano?

Uno dei vantaggi migliori del nostro lavoro è quello di essere in contatto costante con persone da tutto il mondo. Quando la mia città è stata dichiarata zona rossa, una manciata di giorni prima che tutta Italia fosse in quarantena, stavo lavorando a un progetto corposo per un cliente tedesco. Il caso ha voluto che proprio in quei giorni avessimo fissato una call per discutere di alcuni aspetti del progetto e parlando io ho scoperto che in Germania non si parlava della situazione oltralpe. Il mio cliente ha iniziato ad aprire le orecchie e informarsi su cosa stava succedendo. In quei primi giorni di caos ero in balia di un’altalena emotiva, mi trovavo in difficoltà a lavorare agli stessi ritmi e a rispettare le consegne prefissate, così ho fatto l’unica cosa che potevo fare: essere sincera a spiegare al mio cliente la situazione reale. Il risultato? Sono stata compresa e supportata, abbiamo stabilito insieme nuove scadenze, ci siamo scambiati email per sincerarci che da entrambe le parti tutto fosse ok e, inconsapevolmente, il nostro legame è diventato più stretto – non a livello di amicizia eh, ma abbiamo entrambi fatto cadere i muri della formalità e ci siamo mostrati per quello che siamo, tolte le vesti del professionista: esseri umani.

E tu ti sei posta queste stesse domande, hai fatto altre esperienze o hai riflessioni che vorresti codividere? Scrivile nei commenti, così ne parliamo!

Parlo e scrivo in tutte le lingue che conosco Bevo tè bollente a tutte le ore del giorno, in tutte le stagioni. Amo quello che faccio e lo condivido con chi vuole fare il mio stesso lavoro.