Mese sabbatico: cosa poteva andare meglio

Come ti raccontavo nel post della settimana scorsa, ad ottobre mi sono presa un mese sabbatico, e mi sono organizzata per godermelo al meglio. Ma come in tutte le cose c’è sempre qualcosa che può andare storto, e che ho imparato per la prossima volta, e ci sono alcune questioni da valutare per bene prima di prenderti un periodo di pausa.

Formica o cicala?

Veniamo al tasto dolente: i soldi. Se vuoi non lavorare per un mese devi calcolare in anticipo come far fronte a un mese di non guadagni – perché tu ti fermi e ok, ma lo sai che se non ci sei tu a fatturare nessuno lo farà per te, vero? In più c’è da calcolare anche il compenso dei collaboratori e di un’assistente virtuale: la spesa varia in base alle ore di lavoro richiesto, ma ti assicuro che questo tipo di supporto vale ogni centesimo pagato. Oltre a mettere in programmazione qualche promozione nel periodo in cui non ci sarai, se la tua tipologia di lavoro lo permette, dovrai prevedere di accettare più lavoro nel periodo che precede la pausa, o di alzare le tariffe. Ognuno ha il proprio metodo e il proprio equilibrio, sta a te trovare il tuo e metterlo in pratica.

Ho fatto così: ad agosto e settembre ho lavorato sempre, week end, feste, fino a sera tardi, la mattina presto, sul divano mentre “guardavo” una serie; questo mi ha permesso di mettere da parte un gruzzoletto che potesse ammortizzare le spese e le mancate entrate di ottobre. In più, in occasione del mio compleanno ho lanciato una promozione sui servizi del Freelance Lab che mi ha fatto incassare mentre ero a riempirmi gli occhi di meraviglia.

Tutto liscio? Non direi

Ovviamente non è filato tutto liscio come mi ero immaginata, in primo luogo perché non sono riuscita a staccare completamente come avrei voluto: nonostante avessi detto che dal primo ottobre non sarei stata più disponibile a lavorare, il fatto che fossi “a casa” e non in viaggio ha creato fraintendimenti con alcuni clienti che ritardatari, mi hanno consegnato materiali da rivedere i primi giorni del mese, costringendomi a lavorare e soprattutto di corsa perché il cuscinetto per le emergenze si riduceva di giorno in giorni. È stata colpa mia, perché non ho definito con sufficiente chiarezza e determinazione il momento a partire dal quale mi sarei eclissata. Ma ho imparato per la prossima volta 🙂

In più mi è successo di ricevere chiamate indesiderate a 6000 km di distanza per le quali sarebbe bastata un’email indirizzata a Nicole o Magda. Anche qui ho sbagliato io, e per ben due volte: la prima perché ho risposto – ma d’altronde non volevo perdere un potenziale cliente -, la seconda perché ho un numero di telefono unico per il lavoro e per la vita privata. Ma a questo ho già rimediato. 🙂

Ho poi terminato tutte le consegne e le linee guida per Nicole e Magda all’ultimo e sono partita con quella tremenda sensazione di aver dimenticato qualcosa di fondamentale (infatti ho mandato a Nicole un messaggio poco prima di imbarcarmi!). Con Magda si è trattato della prima collaborazione e avevamo avuto poco tempo per vedere insieme alcuni aspetti del mio lavoro: nonostante le avessi spiegato le varie dinamiche possibili, temevo che si sarebbero presentate difficoltà; in realtà a parte un paio di consulti durante i primi giorni per i quali effettivamente è stato necessario il mio intervento, il resto è filato liscio senza intoppi.

E poi purtroppo ci sono stati problemi tecnici per cui nonostante avessi preparato un post a settimana per il Freelance Lab e per Punto F, per quest’ultimo non sono riuscita a pubblicarli sui social. Ma grazie al mio periodo di relax ho visto questo inconveniente da un diverso punto di vista e cioè che ora che sono tornata potrò sfruttare i post che ancora non sono stati pubblicizzati per riprendere a scrivere i nuovi articoli con calma.

Ma un mese senza lavorare non ti annoi?

Nì. Per me il mio lavoro è fonte di grandi gioie e grandi stimoli, per cui faccio sempre molta fatica a staccarmene. In questa occasione era per me di importanza vitale creare un punto di rottura per i ritmi degli ultimi periodi erano sfuggiti dal mio controllo e avevano finito per prosciugarmi. Quindi no, ne avevo davvero e assolutamente bisogno di prendere le distanze dalla mia quotidianità lavorativa per poter vedere le cose da un nuovo punto di vista e per svuotare la mente. Ho riscoperto il piacere di leggere senza avere la vista appesantita da 10 ore davanti al computer, mi sono goduta i suoni confusionari che di solito distolgono la mia attenzione da quello che sto facendo, sono rimasta con la bocca spalancata davanti a certe meraviglie e altri scenari desolanti, ho lasciato che sconosciuti mi insegnassero cose nuove, ho assaggiato cibi mai provati prima, ho viaggiato, mi sono goduta casa e la mia città in incognito, senza che nessuno sapesse che fossi tornata, mi sono lasciata trasportare senza pianificare troppo ma vivendo alla giornata. Qualcuno direbbe “hai vissuto”, e io gli darei ragione.

Quando però metto in atto queste pausa, brevi o lunghe che siano, dopo un primo momento di riposo necessario inizio a sentire l’esigenza viscerale di fare qualcosa: prendere appunti, scrivere, fare liste di cose da fare, di idee, di riflessioni. E per me anche questo è lavoro, è il seme che poi si farà albero senza il quale non ci sarebbe innovazione, cambiamento, rivoluzione. Quando sento questa necessità semplicemente la assecondo, cercando di non esagerare e al tempo stesso di lasciare spazio ai pensieri di fluire. Le pause servono per questo: per ritrovare quello che si era perduto, che sia il piacere di lavorare, idee nuove, ispirazioni.

Ultime raccomandazioni

  • Tu e solo tu sai quando è il momento di rallentare e di quanto tempo hai bisogno (io per esempio a fine mese mi ritaglio qualche altro giorno).
  • Non ascoltare chi ti critica e chi ti giudica: nella maggior parte dei casi sono persone che non conoscono la tua situazione e degli invidiosi.
  • Pianifica il tuo mese sabbatico in anticipo e analizza il periodo migliore in cui realizzarlo.
  • Sii chiara e ferma sulle date di inizio e di fine del tuo mese sabbatico, indicando ai clienti e ai collaboratori il giorno ultimo in cui ti rendi disponibile; manda email di reminder un paio di settimane e qualche giorno prima di eclissarti.
  • Chiedi aiuto: ai colleghi, che ti sostituiscano; ai professionisti, che si prendano cura dei loro ambiti.
  • Rilassati e divertiti. Svuota la mente. Fai ciò che ti piace. Goditi ogni secondo di guadagnata “libertà”: l’hai fatto per questo, no?
  • Niente FOMO. Non temere di perderti eventi, occasioni, lavori, clienti. Ricordati che siamo quasi in otto milioni e che la Terra continua a girare anche se tu non sei lì a guardare.
  • Non giudicarti. Siamo le prime nostre nemiche, ci auto sabotiamo e troviamo le scuse più fantasiose per farci sentire in colpa quando ci concediamo qualche meritata ricompensa. Ecco, basta.

Parlo e scrivo in tutte le lingue che conosco Bevo tè bollente a tutte le ore del giorno, in tutte le stagioni. Amo quello che faccio e lo condivido con chi vuole fare il mio stesso lavoro.